Il pH della pelle è un indicatore fondamentale per la salute cutanea e per la corretta efficacia dei prodotti cosmetici. Comprendere il suo ruolo e saper leggere le informazioni riportate sulle confezioni aiuta a scegliere prodotti realmente compatibili con l’equilibrio fisiologico della pelle. In ambito nazionale, sempre più aziende e consumatori prestano attenzione al pH come parametro di qualità e sicurezza cosmetica, riconoscendone l’impatto su comfort, protezione e resa estetica dei trattamenti quotidiani.

Perché il pH della pelle è così importante

Il pH (potenziale di idrogeno) misura il grado di acidità o alcalinità di una sostanza su una scala da 0 a 14.
La pelle umana presenta un pH fisiologico lievemente acido, compreso in media tra 4,5 e 5,5, valore che garantisce la stabilità del cosiddetto film idrolipidico, la barriera naturale che protegge l’epidermide da batteri, funghi e agenti esterni.

Un pH equilibrato:

  • preserva la flora microbica benefica (microbiota cutaneo);
  • limita la proliferazione di microrganismi patogeni;
  • regola l’idratazione e la permeabilità dello strato corneo;
  • favorisce il corretto turnover cellulare.

Quando il pH si altera — ad esempio per detergenti troppo aggressivi o prodotti alcalini — la pelle può reagire con secchezza, irritazione o ipersensibilità. Nei casi più gravi, si possono innescare dermatiti o squilibri prolungati della barriera cutanea.

pH e microbiota cutaneo: un equilibrio delicato

Negli ultimi anni, la ricerca dermatologica ha evidenziato come il pH acido contribuisca a mantenere stabile il microbiota della pelle, un ecosistema di microrganismi che cooperano nel difendere l’organismo. Un ambiente alcalino tende a ridurre la biodiversità batterica, favorendo infezioni e stati infiammatori cronici.
Questo spiega perché i cosmetici “pH fisiologico” siano raccomandati per l’uso quotidiano su tutti i tipi di pelle, inclusa quella sensibile.

Come funziona la scala del pH e cosa significa “pH neutro”

La scala del pH va da 0 (acidità massima) a 14 (alcalinità massima), con 7 considerato neutro.
Nell’ambito cosmetico, tuttavia, “pH neutro” non significa sempre “pH 7”: si parla infatti di neutralità fisiologica, ossia di valori che rispettano il pH naturale della pelle.

Esempi:

  • pH 4,5–5,5: ottimale per la maggior parte delle pelli sane;
  • pH > 7: tipico di saponi tradizionali, potenzialmente irritanti;
  • pH < 4: indicato solo in specifici trattamenti dermatologici o esfolianti (come quelli agli acidi AHA).

Un cosmetico “pH equilibrato” non punta quindi a neutralizzare, ma a mantenere l’acidità fisiologica cutanea.

Per approfondire i principi chimici del pH, puoi consultare la voce dedicata su Wikipedia.

Il pH nei cosmetici: formulazione e stabilità

In un prodotto cosmetico, il pH influenza:

  • la stabilità delle formule (emulsioni, tensioattivi, conservanti);
  • la compatibilità con la pelle;
  • la performance dei principi attivi (alcuni agiscono solo in intervalli specifici di pH);
  • la sensorialità (texture, assorbimento, sensazione finale).

Esempi pratici di pH nei diversi cosmetici

  • Detergenti viso e corpo: pH 5–5,5 per rispettare la barriera cutanea.
  • Shampoo delicati: pH leggermente acido (4–5) per mantenere la chiusura delle cuticole dei capelli.
  • Creme idratanti: pH 4,5–6 a seconda della formulazione.
  • Peeling chimici: pH 3–4 per favorire l’esfoliazione controllata.
  • Deodoranti: pH regolato per inibire la proliferazione batterica senza aggredire la pelle.

Come viene regolato il pH nei laboratori cosmetici

Durante lo sviluppo di un cosmetico, il pH viene controllato in più fasi:

  1. Formulazione iniziale: il chimico sceglie gli ingredienti tenendo conto del loro pH intrinseco.
  2. Regolazione: vengono aggiunti agenti tampone (acidi o basi deboli) per mantenere stabile il valore desiderato.
  3. Test di stabilità: si verifica che il pH resti costante nel tempo e in diverse condizioni ambientali.

Un controllo accurato evita fenomeni come separazione di fase, variazione di colore o perdita di efficacia dei principi attivi.

pH e tipi di pelle: adattare la scelta dei cosmetici

Il valore del pH cutaneo può variare in base a fattori genetici, età, sesso e area corporea.
Capire queste differenze aiuta a orientarsi tra i prodotti più adatti.

Pelle normale o mista

Presenta un pH medio di 4,7–5,3. È consigliabile utilizzare detergenti e creme con pH fisiologico, che mantengano stabile il film idrolipidico senza alterazioni.

Pelle secca o sensibile

Tende ad avere un pH più elevato (fino a 6). Serve quindi un pH leggermente acido, che aiuti a ristabilire la barriera protettiva e riduca la perdita d’acqua transepidermica (TEWL).

Pelle grassa o acneica

Spesso presenta un pH più basso (4–4,5). Tuttavia, un eccesso di acidità può irritare: meglio usare cosmetici equilibrati con azione seboregolatrice, ma non aggressiva.

Età e variazioni fisiologiche

Nei neonati il pH è neutro (6,5–7) e si acidifica entro poche settimane. Negli anziani tende a risalire, rendendo la pelle più fragile e suscettibile alla disidratazione.

Strumenti e metodi per misurare il pH cutaneo

Il pH della pelle può essere misurato con strumenti specifici, detti pH-metri o pH-strip, che rilevano il valore superficiale tramite contatto diretto.
In ambito professionale si utilizzano sensori elettronici con elettrodi a vetro, mentre per uso domestico si trovano cartine tornasole che forniscono una stima indicativa.

Misurare periodicamente il pH consente di valutare la compatibilità dei cosmetici utilizzati e di identificare eventuali squilibri dovuti a trattamenti o fattori ambientali.

Fattori che alterano il pH della pelle

Numerosi elementi possono modificare temporaneamente o stabilmente il pH cutaneo:

  • detergenti troppo alcalini;
  • inquinamento e smog urbano;
  • variazioni ormonali;
  • dieta e idratazione;
  • farmaci topici o sistemici;
  • stress ossidativo e radiazioni UV.

Ridurre l’impatto di questi fattori significa preservare l’acidità naturale e la salute complessiva della pelle.

Errori comuni da evitare

  1. Lavaggi eccessivi o con acqua molto calda, che rimuovono il film idrolipidico.
  2. Uso combinato di prodotti non compatibili, con pH differenti.
  3. Assenza di idratazione post-detersione, che rallenta il ripristino del pH fisiologico.
  4. Applicazione di esfolianti troppo frequenti, che alterano l’acidità superficiale.

Norme e buone pratiche nella cosmetologia italiana

In Italia, la produzione e l’etichettatura dei cosmetici sono regolamentate dal Regolamento (CE) n. 1223/2009, che impone test di sicurezza e controlli di stabilità, incluso il monitoraggio del pH.
Le aziende devono garantire che i prodotti destinati all’uso cutaneo rispettino i limiti compatibili con l’integrità della pelle.

Inoltre, gli standard ISO relativi alla cosmetica (come ISO 29621) stabiliscono linee guida per valutare la sicurezza microbiologica in funzione del pH e della tipologia di formulazione.

Come leggere il pH sull’etichetta dei cosmetici

Sull’etichetta o nella scheda tecnica di un cosmetico, il pH è indicato come “pH = X” o “pH fisiologico”.
In alcuni casi può essere riportato un intervallo (es. pH 5–5,5) che specifica il range di stabilità del prodotto.

Quando non compare, non significa che il prodotto non sia sicuro: molti brand mantengono valori conformi al pH cutaneo anche senza riportarli esplicitamente. Tuttavia, la trasparenza è un indice di qualità e di attenzione al consumatore.

Costi, tempistiche e come richiedere un preventivo sui cosmetici pH bilanciati

Nel mercato cosmetico italiano, i prodotti pH bilanciati sono oggi accessibili in tutte le fasce di prezzo, con un incremento della qualità media anche nella grande distribuzione. I tempi di sviluppo e controllo del pH nei laboratori variano in base alla complessità della formula e agli standard di test richiesti, ma restano un elemento imprescindibile per garantire sicurezza e stabilità.

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